CU #11 – Milano, 11/2022: Il Made in Italy

Si sente spesso parlare di Made in Italy, soprattutto per sottolineare la qualità di un prodotto o l’eccellenza di una filiera locale e specializzata. Ma cosa significa davvero questa etichetta? È usata sempre in modo corretto? Il concetto di Made in Italy si è evoluto nel tempo, modificando così il significato di questa espressione ed è per questo che nell’undicesima edizione della Culturit University abbiamo deciso di affrontare questo tema.

La Culturit University è un evento centrale nel calendario annuale del network. Solitamente della durata di due giorni, la CU è un momento di crescita, di incontro e di formazione in cui i membri di Culturit di tutta Italia si ritrovano in una delle città in cui è presente una locale del network per discutere di tematiche attuali grazie ad importanti relatori, fare team building e guardare alle prospettive future della rete.

Il 27 e 28 novembre 2021 il network di Culturit si è incontrato a Milano presso il Circolo Filologico Milanese dove si è tenuta l’undicesima edizione della Culturit University dal titolo “Il Made in Italy”. Dopo tante edizioni a distanza, è stato possibile incontrarsi in presenza, pur mantenendo la possibilità di seguire in streaming.

L’undicesima edizione della Culturit University: un confronto sul Made in Italy

Durante le due giornate della CU #11, si sono alternati interventi di esperti, momenti di dibattito e workshop. Si è cercato di rendere più interattivo l’approccio al tema. In tal sento, per esempio, i partecipanti sono stati chiamati fin da subito a compilare un Google Form per indicare la loro idea di Made in Italy, in modo da poter confrontare alla fine dell’evento questi spunti iniziali con ciò che sarebbe stato acquisito nel corso delle due giornate di formazione.

Relatori:

  • Riccardo Giumelli, membro del Common Board della Schola Italica.

  • Alessia Anzivino, docente di Marketing e Economia e Gestione dei beni culturali e dello spettacolo presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore

  • Martina Bodda, responsabile marketing e comunicazione presso Tenuta La Pergola

  • Jacopo Mele, advisor nel board di aziende dei settori HealthCare e Food e Managing Partner di yourDIGITAL

  • Francesco Pompeo, co-founder di Growa srl, start-up operante nel settore dell’agricoltura di precisione

  • Antonio Putrino, ex membro dell’executive board del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero

  • Sofia Brunati, giovane atleta paralimpica convocata dalla Federazione Italiana Scherma per le
    Paralimpiadi di Tokyo nel ruolo di sparring partner per gli atleti gareggianti

  • Chiara Cenerini, alumna di Culturit e Program Manager Scuola e Impresa presso Fondazione
    Golinelli

  • Simona Camera, alumna di Culturit e Sales & Marketing Analyst presso Mind The Value

  • Lorenzo Cini, alumnus di Culturit e responsabile amministrativo della Fondazione per l’Innovazione
    Urbana

  • Marta De Vivo, blogger per TPI, Huffington Post e Money.it

  • Tadow Agency, agenzia creativa per l’impatto sociale

  • Officine Italia, associazione di giovani professionisti

Principali temi di discussione: 

La formazione è iniziata con un inquadramento terminologico. Cosa si intende con Made in Italy? Prendendo in mano il Dizionario di Economia e Finanza (Di Tommaso, Rubini, 2012), si legge che l’espressione nasce negli anni Ottanta e viene usata per indicare la specializzazione internazionale del sistema produttivo italiano nei settori manifatturieri tradizionali (abbigliamento, arredamento, automotive, agroalimentare). A questo concetto si legano alcuni valori, quali eccellenza, tradizione, territorio. Con il professor Riccardo Giumelli, tuttavia, è stato possibile notare come il Made in Italy sia cambiato nel tempo sicché ad oggi difficilmente un “prodotto made in Italy” è realizzato interamente in Italia. Allo stesso tempo, il Made in Italy è riconosciuto come un brand a tutti gli effetti, fino a essere il terzo marchio più conosciuto dopo Coca Cola e Visa. In seguito, nel suo intervento Jacopo Mele ha ricordato come Made in Italy sia sinonimo di qualità progettuale. L’Italia si caratterizzerebbe di buoni menti capaci di grandi intuizioni! Per questo ha creato Aurora Fellows, un progetto di formazioni rivolto ai giovani under 21 perché possano sperimentare ed esprimersi al meglio delle loro capacità. Anche Antonio Putrino ha sottolineato le potenzialità della nostra generazione, ricordando come molte eccellenze italiane siano apprezzate all’estero. Un esempio di innovazione è stato rappresentato da Francesco Pompeo, co-founder di Growa.

Non sono mancati i momenti di riflessione, in cui sono emersi diversi spunti rispetto all’evoluzione del concetto di Made in Italy. Come cambierà il marchio nei prossimi anni? Secondo noi di Culturit, sarà più vicino ai valori delle nuove generazioni.

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